BIOGRAFIA

MARCO MERULLA

Nato il 14 dicembre del 1983. Vive a Trento con la famiglia e ha due figli. Diplomato in grafica pubblicitaria e laureato in design del prodotto. Restauratore di mobili antichi, professione che ha imparato dal padre.

La scultura realizzata tramite l’assemblaggio accompagna la sua vita fin da quando era un bambino.

“Quando scolpisco sento di essere sulla strada dove è giusta la mia vita. Sono un appassionato di popoli antichi e adoro ascoltare qualsiasi tipo di storia ben raccontata. Come materia prima per realizzare le mie sculture uso vecchi attrezzi in ferro battuto. Questi oggetti mi affascinano da sempre, perché pur essendo stati realizzati come oggetti funzionali, destinati ad un uso pesante e quotidiano, hanno una natura artigianale che ne decreta delle forme uniche ed irripetibili. Queste forme si tramandano da secoli ed oltre a testimoniare un’epoca pre consumista ed umana, diventano per me scorci di un mondo molto più antico, un luogo comune al genere umano dove vivono simboli e divinità”.

NICOLETTA TAMANINI:

STORIA E MITO NELLE SCULTURE DI MARCO MERULLA

In assoluta controtendenza con l’universo giovanile contemporaneo irrimediabilmente sedotto da un inafferrabile mondo virtuale costituito da effimere illusioni create da files informatici, il mondo poetico ed artistico di Marco Merulla è popolato da piccoli esseri fantastici affascinanti nella loro pura, ma concreta, fisicità.

Dotato fin da giovane di inesauribile curiosità, fervida creatività ed innato talento per le attività plastiche e, più in generale, per tutto ciò che, scaturito da un processo ideativo richiede il successivo intervento di mani esperte, sapienti ed operose, Merulla, da sempre, è impegnato in un percorso artistico – creativo personale ed originale che si concretizza in piccole sculture realizzate assemblando vecchi attrezzi in ferro battuto. Un materiale, il ferro di recupero, fino a qualche anno fa scartato e abbandonato a vantaggio delle nuove tecnologie, oggi raro, prezioso e ricercato ancor più se corroso dall’usura ed impreziosito dalla patina di un tempo che diviene storia e memoria; un vissuto collettivo, testimoniato anche dai misteriosi segni e simboli degli antichi fabbri o proprietari, tracce palesi di un vissuto lungo ed operoso non ancora cancellato dall’oblio.

Se numerosi sono oggi gli artigiani o gli artisti che utilizzano il vecchio ferro battuto, spesso assemblato ad altri materiali di recupero come il legno, anch’esso segnato dallo scorrere del tempo, per nuove, originali creazioni in sintonia con la moderna sensibilità, diversa ed originale è la scelta stilistica di Marco Merulla.

Sicuramente influenzato dagli studi di grafico pubblicitario, ma soprattutto dal percorso di laurea in design del prodotto, il giovane trentino, evidenziando la bellezza, anche cromatica, del materiale scelto, ne conserva la purezza ed eleganza scegliendo di non accostarvi nessun altro materiale e, rispettandone linee e forme originali, riduce al minimo il proprio intervento che si traduce pertanto, essenzialmente, in un’operazione di sapiente assemblaggio tra parti provenienti da attrezzi agricoli diversi e di varie dimensioni. Fondamentale, come ben sottolinea lo stesso Merulla, è il processo ideativo che supporta ogni scultura: un lungo riflettere osservando i vari attrezzi smembrati nelle loro parti costitutive, quindi, senza alcun progetto o disegno preparatorio, come spesso opera un fanciullo intento alla creazione di un fantastico giocattolo con i frammenti trovati nella mitica “scatola dei rottami”, un paziente lavoro di costruzione delle scultura seguendo, con rispetto, ma sempre sulle ali di un’inesauribile fantasia creativa, gli spunti ed i suggerimenti offerti dallo stesso materiale. Interessato fin da giovane anche allo studio delle antiche civiltà ed appassionato lettore di saggi di archeologia e racconti di fantascienza, Marco Merulla dà quindi vita a piccole creature del mondo animale essenziali nella loro struttura ma connotate da una forte valenza simbolica e concettuale. Mai indugiando in dettagli formali il loro creatore vuole sottolinearne, omaggiando e recuperando la bellezza ed armonia estetica degli antichi manufatti, il valore quasi mitico di certe figure, suggerendo anche all’osservatore ancestrali ricordi di un lontano passato.
Di particolare interesse anche i lavori di Merulla dedicati alla figura umana sempre ispirati ad un evidente primitivismo tutt’altro che semplicistico e banale: linee pure delineano esseri misteriosi, quasi alieni visitatori del nostro mondo, anch’essi connotati da forte valore simbolico come il “Gigante”, la “Sirena”, il “Feticcio” o il “Viandante sacro”. Tra essi anche chiare citazioni all’affascinante mondo delle antiche civiltà mesopotamiche a cui Merulla si ispira in sculture come “Utu”, divinità del Sole presso i Sumeri, gli Assiri e i Babilonesi o “Enki”, per l’antico popolo sumerico, dio dell’acqua, della conoscenza, della manualità e quindi anche della creazione.

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